Mondiale 1995, il ricordo di Abraham Olano: “Doveva esserci il duello fra Miguel Indurain e Marco Pantani, ma sono spuntato io…”
Quello di Duitama 1995, in Colombia, è stato uno dei Campionati mondiali più avvincenti della storia del ciclismo. Percorso durissimo, con solo 20 (venti!) corridori che riuscirono a completare la gara. Era tutto apparecchiato per un grande duello fra Miguel Indurain e Marco Pantani, che già si erano incrociati sulle strade del Tour de France di quell’anno. In effetti, i due furono grandi protagonisti di quella giornata da lupi (ci fu anche la pioggia a rendere ancora più complicato il tutto): entrambi salirono sul podio, ma dovettero accontentarsi del secondo (lo spagnolo) e del terzo posto (l’italiano).
Davanti a tutti ci finì Abraham Olano, connazionale di Indurain, che scappo via da solo a 20 chilometri dall’arrivo e che riuscì a portare a termine l’impresa iridata percorrendo gli ultimi 2 chilometri con la ruota posteriore a terra. Olano, allora, fu il primo spagnolo a vincere un Mondiale in linea: “Fu speciale – ricorda il basco in un’intervista congiunta con Carlos Sastre riportata da As – Tutti i media avevano preannunciato la gara con Indurain e Pantani come grandi favoriti. All’epoca quella vittoria causò del risentimento nei miei confronti da parte della Banesto (in quegli anni lo spagnolo correva per la Mapei – ndr). Se non ci fossi stato io, avrebbe vinto Indurain. Ma la strategia era chiara: sapevamo che lui sarebbe stato controllato e che avremmo dovuto sfruttare altre strade. Chava Jimenez era stato al servizio di Miguel e Fernando Escartin era stato in fuga per tre giri. Inoltre, durante la gara, Indurain aveva forato e io avevo dovuto rallentare”.
Olano, che in carriera ha vinto anche la Vuelta a España 1998 ed è stato secondo al Giro d’Italia 2001, chiuso a più di 7′ da Gilberto Simoni, si sofferma sul ciclismo di oggi: “I giovani arrivano al professionismo molto più in fretta rispetto a prima. Ci sono i potenziometri, i nutrizionisti e così gli atleti maturano prima che il loro corpo sia sviluppato al 100 per cento. Questo può anche portare al fallimento. Poi – considera Olano – ci sono atleti che arrivano al ciclismo da altre discipline e sono subito al massimo livello. Se invece un ciclista passa a un’altra disciplina, passa inosservato. Per me stiamo sbagliando qualcosa alla base. Quando i corridori arrivano così giovani al massimo livello, cosa fai con loro? Non hanno più margini di miglioramento e il loro corpo, dal punto di vista muscolare, non accetta più il lavoro che avrebbe dovuto fare negli anni successivi. Si va troppo in fretta”.
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